giovedì 26 marzo 2009

Dedicato alla mia ROBY [specializzata in materia di (lurido)HippiE]: FUTURAMA DOCET.


anche un HippiE ha i suoi problemi.

perché un HippiE che professa l'amore libero alla fine se la prende nel culo.

Se è tutto un peace&love, se siete ingenui fino alla fine, se
"
mettete dei fiori nei vostri cannoni.."

è la frase che ripetete più spesso, oh HippiEs, non fate quella faccia tra lo stupìto e l'inebetito quando vi accorgerete finalmente che gli altri non sono HippiEs quanto voi, perché quel cannone, al posto di riempirlo di fiori ve l'hanno amorevolmente e pacificamente infilato su per il culo..

sempre in nome dell'amore libero..

ma voi che siete così HippiEs, nonostante la sodomia, sarete comunque in grado di ringraziare la biodiversità.
e di conviverci col cannone..
in fondo è nel vostro culo in nome dell'amore libero e del peace&love.
il fine giustifica i mezzi.
e vi dirò di più...
quel cannone in culo vi piace.
sisì, siete capaci di trarre piacere anche da quel dolore anale.
questo significa davvero essere un HippiE:
disposti a tutto in nome dell'amore.

decisamente.
anche un HippiE ha i suoi SERI problemi.



"maestro, cosa vuoi che io faccia per te?
E LUI M'HA RISPOSTO:
looovv looovvv looovv..."
"come t'ha chiamato?!?!?"
"amòòòòre amòòòòre amòòòòre..."
(Bianco Rosso e Verdone 1981_la comunità dei FIGLI DELL'AMORE ETERNO)

domenica 22 marzo 2009

MAGIE DI SOGNI AD OCCHI APERTI [E La Magnolia Del Vicino Che Fiorisce Sotto La Neve Di Primavera].



Stanotte ho sognato.
ho sognato di stare a _C A S A M I A_ dove sono nata.
di trascorrere un po' di tempo con i miei amici e la mia famiglia.
come ho fatto nello scorso viaggio.
come farò nel prossimo.
(forse per questo l'ho sognato...)

Ho sognato che era notte.
ho sognato la chiave nella serratura ed io
che distrattamente la giravo per rientrare,
mentre, ridente e appassionata, abbracciavo e baciavo
il "mio piccolo sole personale",
inciampando insieme nel gradino della soglia.


E mentre sognavo.
Farfalle nello stomaco, la sua voce nella testa e il sapore del suo bacio sulla lingua.
Finalmente ero sporca di felicità.

Nel buio dell'ingresso riacquistavamo equilibrio.
Aggrappandoci.
l'uno all'altra.
Tenendoci.
E così,
da precari a finalmente stabili,
restavamo in silenzio nel buio.
Per tornare a ridere di nuovo, qualche istante dopo.

____________________________

Nel sogno, della mia casa percepivo tutta la solitudine di ventidue anni di abbandono: l'odore di chiuso, il silenzio per me opprimente dopo il rimbombo delle nostre voci, il buio dell'intonaco, ormai oscurato dalle ombre del disuso.

E mentre ci spostavamo,
attaccati come dovevamo stare,

dall'ingresso al salotto,
ecco che si accende la luce.

Tutto ha ripreso vita:
era come tirare via i veli di cellophane dai mobili della casa al mare e con loro scacciare in un gesto scaramantico l'immobilità dell'incuria.


E sotto il fascio luminoso che proiettava il lampadario: MIO PADRE.
Papà. Con un'espressione di rimprovero sul volto.
Rimprovero per l'ora tarda. Rimprovero per "lo sconosciuto" che avevo introdotto nella nostra casa. Rimprovero per la mia mancanza di rispetto verso il tetto familiare e le regole che dovevano essere seguite sotto quel tetto, finché lui esisteva...
Al posto di rimpicciolirmi e diventare minuscola,
il petto mi si tendeva in un respiro,
il più profondo che avessi mai preso.

Ma la felicità di vederlo lì, in carne ed ossa, ammetteva ogni biasimo e mi faceva accogliere con suprema gioia qualsiasi punizione mi sarebbe toccata scontare.
Le sue labbra con quel sorriso al contrario erano come me le ricordavo e le riconoscevo nella mia espressione, vista allo specchio. I suoi occhi verde-ambra schiusi al massimo per trasmettermi tutto il suo disappunto, invece, mi coccolavano in un abbraccio che da sempre sentivo mancarmi.
la sua barba di giornata. e i capelli arruffati di chi era stato a letto.
Bellissimo.
___________________________

Era un sogno ad occhi aperti.
Non stavo dormendo. Non era una creazione di quel tipo.
Era un volo d'immaginazione, di una frazione di minuto, durante il quale sui miei occhi è sceso un velo che mi ha lasciato fissare la realtà, immobile, trasportandomi in un'altra dimensione.

Inconscio più di un sogno. Subconscio forse.
E quando mi sono ripresa, come al solito, come una bambina capricciosa, ho alzato la testa dal cuscino e sono scoppiata in lacrime.
Non un pianto silente.
stavolta un pianto sonoro e singhiozzante.
Piangere Piangere Piangere.
è difficile mostrarsi così.

".. gemendo e piangendo in questa valle di lacrime..."
Che odio. Che tedio.
Eppure continuavo; e continuavo senza sosta, senza respiro.
Quasi con volontà di farlo. Quasi convinta che, se insistevo nel mio frignare, il nastro della mia esistenza si sarebbe riavvolto velocemente in un rewind di fotogrammi rapidi, e sarebbe ripartito ed altrettanto velocemente andato avanti fino al punto che avevo sognato poco prima, cancellando quella che era solo una bozza arrangiata della mia vita e riscrivendoci sopra la bella copia, la versione definitiva, con le dovute correzioni alla sceneggiatura ed il montaggio giusto...


... come se singhiozzare e mostrarmi disperata fosse la cosa da fare per ottenere la serenità racchiusa in quel sogno.
Quella che merito.
Quello di cui necessito.
Il mio bisogno di averlo, quell'uomo dal fisico atletico e imponente.
Di avere le sue braccia immense intorno alle mie spalle.

Di avere la sua mano che mi copre gli occhi per impedirmi di vedere ciò che mi fa male.
Il bisogno di avere un punto di riferimento.
Qualcuno che sappia dirmi per una volta NO.
Che mi dia delle regole.
Che mi impedisca di sbagliare.
O che mi faccia sbagliare ma che poi mi sostenga.
Che mi incoraggi.
Che mi consoli.

Che abbia ricordi di me, delle mie cose buffe;
dei miei ciucci e delle mie culle. dei miei primi passi.
di quello che eravamo, quando stavamo ancora tutti insieme.

E che abbia il mio stesso odore.
L'odore di quel sangue amaro che ho.
Quell'odore che cerco disperatamente e che non trovo più.

ormai sono unica.
ormai sono sola.
e dopo il sogno sempre più
S b I a D i T a.

venerdì 20 marzo 2009

di SOPRAVVIVENZA, ABBAGLI e STRUMENTI MUSICALI

E' sensazionale scoprire quanto appariamo esseri sociali.
Ed è spaventoso rendersi conto che in fondo siamo animali.


Perché se si partisse dal concetto bello e chiaro
che siamo animali,
[SOLITARI per giunta]
che abbiamo istinti
e che questi, nella maggiorparte dei casi, prevalgono sui meccanismi sociali,
allora uno si mette l'animo in pace e tace la questione.
allora uno riesce a darsi una spiegazione,
conscio che gli altri agiscono secondo una scala precisa di valori, di bisogni da soddisfare.
e invece no.
Abbiamo questa cosa che ci batte insieme al cuore. e che noi chiamiamo anima.
Abbiamo un'anima MA siamo animali.
Abbiamo la capacità di sviluppare una personalità: un mix elaborato di predisposizioni genetiche, qualità e quantità delle pulsioni ed educazione comportamentale trasmessa/subìta.
e siamo tutti diversi.
[b e l l a s t o r i a.
la biodiversità e la psicodiversità.]
Tutti diversi e consapevoli comunque di essere animali SOLITARI.
di avere un certo grado di egoismo, succo concentrato dell'istinto di sopravvivenza.

Eppure.
ci costringiamo a vivere in comunità, in più gruppi diversi e contemporaneamente.
perché soli non vogliamo starci.
e diventiamo egoisti perché l'egoismo per esistere ha bisogno degli altri.

il gene dell'ipocrisia è in ognuno di noi.


nel mio caso specifico possiedo anche quello della codardìa.
espressione genotipica. non fenotipica.
e fondamentalmente mi costringo a vivere in gruppi.
ma per una cosa che va ben oltre il sentirmi realizzata,
o migliore di altri,
avere il potere,
o essere la più bella,
la più intelligente
o avere la supremazia.
mi costringo a vivere in gruppi diversi perché sono alla disperata ricerca di un gemello.
perché in realtà sento di essere stata strappata dall'utero che mi ha concepita e gettata sulla terra umida prima ancora che mi si formasse la pelle.
Ed ho una memoria sensoriale
che mi dice che quell'utero io lo condividevo con altre anime.
Quante fossero non so. non sapevo ancora contare.
ma credo abbiano subito la mia stessa sorte, a meno che io non fossi un cancro da eliminare per salvare il resto.

Forse questo è l'istinto di sopravvivenza per come lo concepisco io.

e che non è l'istinto di evitare la morte.
non ho paura della morte. non ho paura nemmeno di come morirò.
non è quel tipo di dolore che mi terrorizza. il dolore fisico..
siamo animali, esseri viventi. il dolore è l'unica sensazione che ci fa capire di essere vivi, quella cosa che mette alla prova tutti i nostri sensi, attiva le sinapsi e muove le nostre cellule, costantemente impegnate a ritrovare un equilibrio nel caos.
no. non è una sopravvivenza fisica quella che mi spinge a cercare.
ché per il gene della codardìa preferirei di gran lunga essere morta tempo fa,
quando ero piccola e nuda.


ma giacché vivo e non posso farne a meno,
poichè è sempre il gene della codardìa che decide
(e in teoria io, perchè il gene è parte di me)
ché di scelte non ne ho, sia per la vita che per la non-vita
(codardìa ancora e ancora e ancora..
più sensi di colpa a gogo)

giacché (SOPRA[v])vivo senza scelta ma per inerzia
(e non c'entra nulla con l'istinto di sopravvivenza,
che si traduce in lotta per la vita.)

giacché... allora cerco.
dentro di me. e fuori.
e trovo. a volte.
(come mi ha fatto riflettere stamane la Lunga).
ABBAGLI. più che altro.
spiriti che mi inondano con tutta la loro luce e il loro calore avvolgente.
e in quella luce mi sembra di vedere meglio.
e in quel calore mi sembra di riequilibrare la mia temperatura corporea..
quella luce mi passa attraverso ed io come un prisma la frammento di nuovo nei colori dell'arcobaleno, come facevo da piccola;
prima di diventare trasparente.

e trasparente
(troppe volte ne ho parlato da dicembra a questa parte)
lo sono diventata per gli abbagli che ho preso..
il sole mi ha scottato e mi ha tolto i colori.
mi ha fatto evaporare..
in genere il meccanismo è sempre uguale.
che idiota, ormai dovrei riconoscerlo no?
[NO]
la luce mi abbaglia, il calore mi avvolge.
la luce se ne va, ma per un po' mi rimane ancora addosso il tepore.

per un attimo la mia vista si altera, non vedo più i colori,
filtro la realtà sotto la pelle d'oca che mi fa drizzare i peli per il gelo lieve che si diffonde su di me.

e poi per un attimo il buio.. e il gelo passa dalla pelle al cuore.

cecità.
battito rallentato e debole.

e poi a passi lenti, contando i secondi come fossero ore.. emergo dall'oblio della delusione.
ché non poteva esserci tutta quella luce in una volta sola, no stupida?
non era vera.
e che quel calore lo producevo io per me stessa, con i battiti accelerati, e il sangue in tumulto.

a passi lenti. quasi in completo silenzio.
e poi BUM. eccolo.
il miocardio nell'ennesimo sforzo di riprendersi.
perché per quel che è stato, per quanto splendente anche se ora annebbiato, deve esistere qualcosa.
qualcosa che se perfetto corrisponde a quella gioia.
Che sia un tramonto. un'alba. o il mezzogiorno di una luna piena...
devo CREDERE che può esistere.
altrimenti cado.
altrimenti mi viene da pensare che quello che cerco esiste solo nella finzione.
e non può essere così.

e allora. senza pretese.
per come si è.
con gradi di intensità regolabili.
ed istintivi.

io trovo. senza aver cercato.
trovo e mi faccio trovare senza volontà di farlo stavolta.
trovo, alla cieca.
trovo nel crepuscolo e non nell'abbaglio del sole di mezzogiorno.
trovo qualcuno come me, il gemello.
anche lui scaraventato a terra, nudo, via da quell'utero genitore che lo rigettava come fosse un intruso.

trovo occhi volontariamente inespressivi che celano enigmi complessi che celano a loro volta semplicità assoluta e invisibile.
tutta la complessità della fisiologia, della chimica e dell'anatomia che si traduce nella semplicità della vita.
trovo una voce bellissima. la sento, nei silenzi del pensiero.
negli occhi che GUARDANO. attenti ai particolari. alle cose invisibili.
alle cose che non si VEDONO.

trovo chi come me ha paura di amare, ma lo fa comunque e forse anche involontariamente, dando di più.
Un di più non in quantità; ma in qualità, in materia e in forme che non pensavo di conoscere ma che sono mie, anche.

trovo qualcuno che mi viene voglia, che sento la necessità di stringere forte al cuore.
e se avessi una zip cucita sulla pelle la aprirei per farcelo entrare e tenermelo stretto.
così, per avere la sensazione di tenerlo appiccicato all'anima.
come quando Peter Pan ritrova la sua ombra e Wendy gliela ricuce.
tenerlo con me. per tornare insieme a quello che si era in origine.
[omozigote]
e quella mancanza che provo ora, nonostante sento di aver trovato.
è disarmante.

così tanto che mi arrendo.
e nonostante abbia costantemente nelle orecchie quella voce bellissima,
quando riapro gli occhi e mi guardo le mani penso che ce l'avevo lì, sul palmo, sulla punta delle dita. tutte e dieci.
quando avevo il privilegio di suonare quest'anima trovata.

continua a farti suonare; dal mondo.
che sei uno strumento senza bisogno di accordatura tu.

sabato 14 marzo 2009

Dei virus. WALL? La barriera si è rotta. E io subisco l'attacco del nemico.


Facciamo che faccio pausa.
Facciamo che faccio della psicanalisi spicciola, come mio solito.
Facciamo che applico il metodo Freudiano e che mi stendo sul lettino e inizio a parlare e parlare senza poter guardare in faccia il mio dottore [che in questo caso sono sempre io.. dottore... puààà!!] e le sue espressioni schifate nel sentirmi raccontare le mie paure.
Facciamo che..
è tutto un _f a c c i a m o f i n t a c h e_

Facciamo che faccio pausa caffè.

Che i virus non stanno solo sul libro che ho sulla scrivania, aperto, ma pure nel mio cervello. Nella parte che riguarda il linguaggio e in quella della memoria.
E mettiamoci pure quella degli impulsi sessuali.
Virus per l'istinto di sopravvivenza.
Virus per l'orgoglio.
Virus per il coraggio.
Virus per me.

[I n f e z i o n e]

Tranquilli.. c'è pericolo solo per me. Non sono contagiosa.
O almeno.. ci vogliono condizioni predisponenti per contrarre la mia stessa malattia.
A U T O I M M U N E per giunta.

Mi serve qualcosa.. che funzioni però.
che ho già provato con un vaccino VIVO-ATTENUATO.
è stato tragico l'effetto. ho sviluppato tutti i sintomi.
sono stata convalescente.
ho creato anche una sorta di memoria immunitaria..
Ma a poco serve: il mio è un virus autoimmune..
e continuo ad ammalarmi con niente.
sono le mie stesse difese a distruggermi.

mi autodistruggo. non riconosco me stessa e mi combatto.
basta con i corticosteroidi. e con gli antidolorifici.
finisce che sviluppo assuefazione. e poi come faccio quando mi si spezzerà di nuovo il cuore?
passo al pratico? farmaci che coadiuvano la coagulazione per non farlo sanguinare troppo, ago e filo, bendaggi vari... e per il dolore? alcool sulla ferita? o alcool in gola.. meglio assopire tutti i sensi.
oppure.....
una ferita più grande e più fisica.. un dolore più forte e concreto che mi distragga dal precedente taglio al cuore?

MI CAPITA DI NON FARCELA A VOLTE.
E DI ESSERE INSIEME COLTELLO E FERITA.

Ma qui vi parlo di tutto e nulla.
E voi lo so, non capite.
Io capisco che non capite e non vi biasimo per questo.
E nemmeno se pensate. che son deprimente.
perché lo sono.
e lo so.

Non ho più voglia di nascondere quello che sono se mi sento così.
Se torno indietro vedo un blog che drasticamente cambia profilo.

il primo passo è ammettere che si ha un problema.
il secondo è capire che tutti hanno un problema.
Ma questo non contribuisce a farmi sentire meno sola.

venerdì 13 marzo 2009

Ma| y |Be? Ricostruiamo il muro..

MA STAVOLTA SI CAMBIA MATERIALE..
BASTA CON FANGO E PAGLIA.
STAVOLTA MATTONI.

MATTONI E CALCE.

DISEGNATECI PURE SOPRA.
TANTO è UN MURO...
LO ABBELLITE.
MA SEMPRE UN MURO RIMANE.

PIGI... DISEGNACI SOPRA QUALCOSA DI TUO.

STAVOLTA MATTONI E CALCE.

COLORATELI PURE.
TANTO DIETRO RIMANGO IO
IN TUTTA LA MIA TRASPARENZA.

IL CONTENI
TORE è BELLO.NO?
IN GENERE è COSI'..
DEVO PUR FARMI PUBBLICITA'.....
DISEGNATE E COLORATE IL CONTENITORE..

DENTRO CI SONO IO.


[T R O P P O]

T R A S P A R E N T E.


PIU' DI PRIMA.


naked as we came....

bene.
splendido.
fantastico.


massì Ma|Be..
'troppo cerebrale
per capire
che si può star bene
senza complicare
il pane..'

bene.
splendido.
fantastico.

raccontiamo i cazzi nostri a qualcuno
che sembra
[sembra]
trasmettere in AM
[come noi..]
in un mondo di radio in FM...


massì...

in un periodo di merda così..
illudiamoci di poter comunicare con qualcuno
illudiamoci di poter essere comprese..
illudiamoci.. sì.
ci manca solo questo.
in un periodo in cui gira tutto da schifo.
illudiamoci. che siamo brave a farlo.

Roby.. com'era la metafora del secchio e dell'incendio?
Ecco... io ho un secchio d'acqua in mano,
la mia casa brucia e piuttosto che usarlo per spegnere l'incendio
che faccio??
Mi ci faccio una doccia.

stupida idiota.
in un periodo in cui gira tutto male.
in cui le uniche persone che amo,
la mia unica famiglia
è lontana da sempre e mi manca da morire.
In cui io d a n n a t a cerco il compromesso,
perché la scelta è impossibile.
in cui i sensi di colpa sono più forti che mai.
e la libertà non esiste.
Stupida idiota che fai?
una doccia?

e pensare che..
che hai condiviso la tua vita.
a parole
e nei fatti.
pensare che hai detto cose che mai ti saresti immaginata di raccontare.
in cambio cosa hai avuto?
solo una persona avida di sapere,
di 'denudarti'..
senza scambio.

Se per una volta il mondo
mi sembrava girasse
.. sì,
sempre dal verso sbagliato
ma
almeno con un'andatura che non faceva venire il voltastomaco..

ora invece
v o m i t o.