E' sensazionale scoprire quanto appariamo esseri sociali.
Ed è spaventoso rendersi conto che in fondo siamo animali.
Perché se si partisse dal concetto bello e chiaro che siamo animali, [SOLITARI per giunta]
che abbiamo istinti
e che questi, nella maggiorparte dei casi, prevalgono sui meccanismi sociali,
allora uno si mette l'animo in pace e tace la questione.
allora uno riesce a darsi una spiegazione,conscio che gli altri agiscono secondo una scala precisa di valori, di bisogni da soddisfare.
e invece no.
Abbiamo questa cosa che ci batte insieme al cuore. e che noi chiamiamo anima.
Abbiamo un'anima MA siamo animali.
Abbiamo la capacità di sviluppare una personalità: un mix elaborato di predisposizioni genetiche, qualità e quantità delle pulsioni ed educazione comportamentale trasmessa/subìta.e siamo tutti diversi. [b e l l a s t o r i a.
la biodiversità e la psicodiversità.]
Tutti diversi e consapevoli comunque di essere animali SOLITARI.
di avere un certo grado di egoismo, succo concentrato dell'istinto di sopravvivenza.Eppure.
ci costringiamo a vivere in comunità, in più gruppi diversi e contemporaneamente.
perché soli non vogliamo starci.
e diventiamo egoisti perché l'egoismo per esistere ha bisogno degli altri.
il gene dell'ipocrisia è in ognuno di noi.nel mio caso specifico possiedo anche quello della codardìa.espressione genotipica. non fenotipica.e fondamentalmente mi costringo a vivere in gruppi.
ma per una cosa che va ben oltre il sentirmi realizzata,
o migliore di altri,
avere il potere, o
essere la più bella,
la più intelligente
o avere la supremazia.
mi costringo a vivere in gruppi diversi perché sono alla disperata ricerca di un gemello.
perché in realtà sento di essere stata strappata dall'utero che mi ha concepita e gettata sulla terra umida prima ancora che mi si formasse la pelle.
Ed ho una memoria sensoriale che mi dice che quell'utero io lo condividevo con altre anime.
Quante fossero non so. non sapevo ancora contare.
ma credo abbiano subito la mia stessa sorte, a meno che io non fossi un cancro da eliminare per salvare il resto.
Forse questo è l'istinto di sopravvivenza per come lo concepisco io.e che non è l'istinto di evitare la morte.
non ho paura della morte. non ho paura nemmeno di come morirò.
non è quel tipo di dolore che mi terrorizza. il dolore fisico..
siamo animali, esseri viventi. il dolore è l'unica sensazione che ci fa capire di essere vivi, quella cosa che mette alla prova tutti i nostri sensi, attiva le sinapsi e muove le nostre cellule, costantemente impegnate a ritrovare un equilibrio nel caos.no. non è una sopravvivenza fisica quella che mi spinge a cercare.ché per il gene della codardìa preferirei di gran lunga essere morta tempo fa,
quando ero piccola e nuda.ma giacché vivo e non posso farne a meno, poichè è sempre il gene della codardìa che decide (e in teoria io, perchè il gene è parte di me)
ché di scelte non ne ho, sia per la vita che per la non-vita
(codardìa ancora e ancora e ancora..
più sensi di colpa a gogo)
giacché (SOPRA[v])vivo senza scelta ma per inerzia
(e non c'entra nulla con l'istinto di sopravvivenza,
che si traduce in lotta per la vita.)
giacché... allora cerco.dentro di me. e fuori.e trovo. a volte.
(come mi ha fatto riflettere stamane la Lunga). ABBAGLI. più che altro.
spiriti che mi inondano con tutta la loro luce e il loro calore avvolgente.
e in quella luce mi sembra di vedere meglio.
e in quel calore mi sembra di riequilibrare la mia temperatura corporea..
quella luce mi passa attraverso ed io come un prisma la frammento di nuovo nei colori dell'arcobaleno, come facevo da piccola;
prima di diventare trasparente.e trasparente
(troppe volte ne ho parlato da dicembra a questa parte)
lo sono diventata per gli abbagli che ho preso..
il sole mi ha scottato e mi ha tolto i colori.
mi ha fatto evaporare..
in genere il meccanismo è sempre uguale.
che idiota, ormai dovrei riconoscerlo no?
[NO]
la luce mi abbaglia, il calore mi avvolge.
la luce se ne va, ma per un po' mi rimane ancora addosso il tepore.per un attimo la mia vista si altera, non vedo più i colori,
filtro la realtà sotto la pelle d'oca che mi fa drizzare i peli per il gelo lieve che si diffonde su di me.
e poi per un attimo il buio.. e il gelo passa dalla pelle al cuore.cecità.
battito rallentato e debole.e poi a passi lenti, contando i secondi come fossero ore.. emergo dall'oblio della delusione. ché non poteva esserci tutta quella luce in una volta sola, no stupida?
non era vera.
e che quel calore lo producevo io per me stessa, con i battiti accelerati, e il sangue in tumulto.
a passi lenti. quasi in completo silenzio.
e poi BUM. eccolo.
il miocardio nell'ennesimo sforzo di riprendersi.
perché per quel che è stato, per quanto splendente anche se ora annebbiato, deve esistere qualcosa.
qualcosa che se perfetto corrisponde a quella gioia.
Che sia un tramonto. un'alba. o il mezzogiorno di una luna piena...
devo CREDERE che può esistere.altrimenti cado.
altrimenti mi viene da pensare che quello che cerco esiste solo nella finzione.e non può essere così.e allora. senza pretese.
per come si è. con gradi di intensità regolabili.
ed istintivi.io trovo. senza aver cercato.trovo e mi faccio trovare senza volontà di farlo stavolta.trovo, alla cieca.
trovo nel crepuscolo e non nell'abbaglio del sole di mezzogiorno.
trovo qualcuno come me, il gemello.
anche lui scaraventato a terra, nudo, via da quell'utero genitore che lo rigettava come fosse un intruso.trovo occhi volontariamente inespressivi che celano enigmi complessi che celano a loro volta semplicità assoluta e invisibile.tutta la complessità della fisiologia, della chimica e dell'anatomia che si traduce nella semplicità della vita.
trovo una voce bellissima. la sento, nei silenzi del pensiero.
negli occhi che GUARDANO. attenti ai particolari. alle cose invisibili.
alle cose che non si VEDONO.
trovo chi come me ha paura di amare, ma lo fa comunque e forse anche involontariamente, dando di più.
Un di più non in quantità; ma in qualità, in materia e in forme che non pensavo di conoscere ma che sono mie, anche.trovo qualcuno
che mi viene voglia, che sento la necessità di stringere forte al cuore. e se avessi una zip cucita sulla pelle la aprirei per farcelo entrare e tenermelo stretto.
così, per avere la sensazione di tenerlo appiccicato all'anima.
come quando Peter Pan ritrova la sua ombra e Wendy gliela ricuce.
tenerlo con me. per tornare insieme a quello che si era in origine.
[omozigote]
e quella mancanza che provo ora, nonostante sento di aver trovato.
è disarmante.così tanto che mi arrendo.
e nonostante abbia costantemente nelle orecchie quella voce bellissima,
quando riapro gli occhi e mi guardo le mani penso che ce l'avevo lì, sul palmo, sulla punta delle dita. tutte e dieci. quando avevo il privilegio di suonare quest'anima trovata.continua a farti suonare; dal mondo.
che sei uno strumento senza bisogno di accordatura tu.