lunedì 22 marzo 2010

T.R.O.N.P.#2: believe bEliEvE BELIEVE [Thoughts Rearranged On Nonexistent Paper]

ogni giorno impatta contro la diversità. ci si schianta. 
contro quella diversità pirandelliana che le scaglia contro manciate di sfiducia come ad una sposa si lancia con poca delicatezza il riso. 
maschere, di maschere, su maschere, per maschere. 
ovunque. 
vicine, lontane. vicinissime. e più ci ripensa più l'ira sale.
distruggere. qualsiasi cosa. ma distruggere. 
urlare sbraitare.
è sempre lei. con la sua pelle trasparente, che non filtra il colore delle vene.
è sempre lei con quella schiettezza acidula. che sa di ferro in bocca.
è sempre lei, col suo silenzio rumoroso. casinista di sguardi e incapace di trattenersi nelle reazioni.
è sempre lei con la delusione fatta frastuono. il fischio nelle orecchie che non va via. l'irrespirabile aria umida della viltà umana. 
e allora vaffanculo, tra i denti.

lei e l'altra lei.
LEI/#LEI

aveva bisogno di una sana chiacchierata con te.
di ridere delle tue cazzate e delle proprie cose serie. si prende troppo sul serio senza di te. 
e tu sei quello che riesce a scrollarle di dosso i calcinacci del tedio di questo mondo che le crolla inesorabilmente addosso. 
aveva bisogno dei tuoi occhi e delle vostre sigarette.
di vedere il mondo nei toni del blu.
aveva bisogno del vostro esserci.
ed eri lì, a due rettilinei lunghi sterrati. eri lì, a mezzo litro di gasolio.
e non lo sapevate. poveri sciocchi amanti da 3 vite.

ed ora #LEI che esplode in LEI sempre più pericolosamente.
l'ira. e gli istinti primordiali. e il vaffanculo a denti stretti.

"non voglio morire senza cicatrici. Perciò picchiami, sennò perdo il coraggio."

domenica 14 marzo 2010

di aperitivi.


perché ogni tanto unA DEVE rendersi ridicola.
anche raccontando una cosa del genere sul suo blog.
altrimenti ci si prende troppo sul serio. 
poi, guardando gli Osbourne tutto sembra più banale.

e banale per banale iniziamo la narrazione.
grazie alle care Gina e Pina stasera ho riflettuto sulla serietà del mio blog.
e ogni tanto è giusto riportare qualche cazzata.

si era in quel del Metrò, un lunedì sera, a fare aperitivo.
io, una scimmia e dei suoi amici.
da premettere che io ero convinta di passare il preserata con altre persone e trovarmi a quel tavolo con quella compagnia inaspettata mi ha un po' spiazzato.
evabbè.

quelli che vedete in alto sono i cocktail che ho bevuto, nell'ordine:
UNO SPRITZ conviviale;
2 MANHATTAN (di cui uno gentilmente offerto dal proprietario.. cariiiiiino! che sorpreso alla mia richiesta del suddetto me ne ha promesso un secondo se mi fosse piaciuto. e al secondo regalato non si dice di no.)
UN STRAWBERRY MARGARITA (delizioso per quel che posso ricordare)

a parte il fatto che, e allora cacchio èvvvvero, dopo un paio di drink tutti son più belli..
e l'aver scoperto al bancone che il mio drincagnolo, cocktellaro.. inZomma, quello che shekera..
il barman, ecco. 
e l'aver scoperto che il manhattan è anche il cocktail preferito del BIG barman, sono uscita, alle 20 circa (penso) dal locale, con l'uomo che a stento faceva finta di conoscermi e una sbornia colossale. e per fortuna non avevo i tacchi.


da qui in poi è solo dolore.
il tragitto (breve per fortuna2) in macchina, fino a casa, è un vago ricordo.
un'istantanea confusa, con tempi di scatto lentissimi, di una strada piena di luci rosse e arancio che rigavano il mio orizzonte, lasciando strisce abbaglianti dietro i miei occhi.
un ciondolare cercando con tutte le forze mentali di non abbandonarsi al delirio e controllare lo sbiasciamento andante delle parole.
(e se ci penso ora mi gira ancora la testa e ho la nausea)


arrivata a casa ho avuto la lucidità di salutare il mio cane prima di abbandonarmi sul divano.
di tutti i discorsi della scimmia non ricordo nulla. solo che è andato in bagno.
dopodiché ci sono andata io.
ed ho stretto amicizia col water. condividendo con lui stuzzichini, mix alcoolico ed una considerevole quantità di olive.
quante olive ho vomitato.. nere.
le stesse olive che pensavo mi sarebbero state amiche, con la loro oleosità.
mai presupporre cose, mai fare calcoli bio-chimico-fisiologicin quando si è sulla buona strada per il coma etilico.


e dopo aver vomitato.. mi sono lasciata andare sul fresco pavimento azzurro del bagno.
aaaaaaahhhhhhhhhh... che goduria.
mattonellato amore mio.


senonché la scimmia sopracitata, in quelle due volte che ricordo di averlo sentito entrare, è stato proprio carino.
perché è venuto e mi ha coperto con l'asciugamano caldo. 
L'ho odiato.
mamma quanto l'ho odiato.
perché quel tepore ha risvegliato la nausea risvegliando ME che finalmente avevo trovato pace nella botta di sonno post sbornia.

Ma oltre il danno, anche la beffa! 
poiché il mattino seguente vengo a conoscenza di un reperto digitale che mi ritrae distesa tra water e bidét. e con la lucidità post-sbronza colgo il dettaglio mancante: l'asciugamano!
il che voleva dire che l'uomo, stronzo, prima m'ha scattato la foto e poi, preso dal rimorso di coscienza, m'ha coperto. 
come si copre un cadavere.
se mi tracciava intorno una linea con il nastro isolante bianco sarebbe stato perfetto.


E COMUNQUE, NONOSTANTE TUTTO, IL MIO PREFERITO RIMANE IL MANHATTAN.

venerdì 12 marzo 2010

If I could fly I'd come to see you wherever you are
I would lie down beside you while you're sleeping
and with simplicity ... I'd spend a little time
just a little time with you

With simplicity, I'd listen to your breath
listen to your heart beat
I would be so near, we could push away the fear
I'd come to see all of your tears
I'd come to see all of your smiles
with butterfly eyes ...

And you would know who I am
and I would know who you are..