venerdì 30 aprile 2010

T.R.O.N.P. #5: come guadagnarsi la verità

tutto andava a rallentatore nella sua testa. 
le immagini di quelle persone, ogni giorno, i suoi occhi le filtravano come in un'interminabile moviola. tutto riusciva a penetrare lentamente la sua mente, a creare collegamenti con i ricordi; tutto le dava il tempo esatto per percepirne chiaramente il significato. 
 un dejà-vu di comportamenti ritualizzati e con un unico filo conduttore. 

o forse è solo la sua mente che ormai coglie quello che, nella realtà, è normalità, traducendolo in qualcosa di studiato, e malvagio. 
ormai non c'è più nulla da fare. ha imparato come un animale il collegamento tra stimolo ed effetto. e la sua risposta è sempre lo schifo.

assurdo come nessun filtro imposto da una coscienza lucida e funzionante possa porre rimedio all'istinto. un arco riflesso: il fuoco brucia - il braccio si allontana rapidamente.

quando le cose passano il limite, non le recuperi più.
quando i rapporti sono corrotti, non c'è buonafede che tenga. non c'è ragione, onestà, sincerità che sia in grado di ripristinare lo stato originario delle cose. 
e la percezione si denatura. 
come quando cuoci un uovo al tegamino e si rompe il tuorlo. 
la frittata è fatta. non puoi più provare quel piacere di intingolare il pane nel rosso appena scottato. devi mangiarti il miscuglio e accontentarti. mandare giù la frittata, boccone dopo boccone, sperando che non ti nausei. 
l'uovo al tegamino è una cosa delicata da cucinare. devi far cuocere per bene tutto il bianco, perché il viscidume non piace a nessuno. tutto quel bianco di contorno.

e quando, in un comportamento d'insieme che cerca a tutti i costi di essere ipocrita e tenta di celare la verità, spunta un accenno di risata trattenuta a stento, ecco. è lì che si palesa nuovamente, come un coltello che si conficca nelle carni e, Dio, lo senti che fa male cazzo - e quel male vorresti non provarlo, perché è umiliante - è in quel preciso momento che tutto il disprezzo viene fuori. un disprezzo che prima non era associato alla tua figura, al pensiero di te. ma ora, per intervento di terzi, disprezzo indotto, è fortissimo. e rimpiazza in modo disarmante e definitivo tutto quello che c'era prima. tutto l'affetto.

non riesce proprio a capire. come tutto questo si sia innescato.
forse di nuovo una sua mancanza - sempre lei e gli esami di coscienza.
ma dannazione, è andata personalmente a chiarire, e più di una volta.
e in cambio si è sentita chiamare con un nome che non è il suo. 
epiteto di chissà quale difetto inventato.
come si può condividere tutto, si chiede.
arrivare a condividere ogni cosa. in cambio di disprezzo.
in cambio di false situazioni, di piccoli dispetti, frecciatine, sguardi sprezzanti.
voltastomaco.
tanto vale non fidarsi più di nessuno.


dice la ferita. parla la piaga.

venerdì 23 aprile 2010

T.R.O.N.P. #4: il pezzo di carta

rigirava quel pezzo di carta nelle mani, mentre rileggeva quella vecchia mail.
se lo rigirava distrattamente tra le dita.
lo piegava, lo arrotolava, lo riapriva, tentando distrattamente di stendere le pieghe che aveva fatto.
tentando di renderlo di nuovo liscio e immacolato. distrattamente.

attentamente leggeva la vecchia mail, cercando di non smarrire nemmeno una parola.
distrattamente si rigirava quel pezzo di carta tra le mani.
impercettibile metafora della vita: che si piega, si scarabocchia, si arrotola e si stropiccia, si accartoccia e poi cerca di ridistendersi, di tornare al bianco candore iniziale.
metafora impercettibile della vita. che si ricicla, a volte.
si bagna e aggrinzisce.
si brucia e diventa cenere e fumo, dall'odore acre.

e non ci si può far niente, alla vita.
ci son cose che la penetrano e ne modellano la materia e la consistenza.
ne mutano la densità e il peso specifico.
è un processo irreversibile; che può cambiarla ancora e ancora, finché resiste, ma non riesce a farla tornare com'era in origine.
un processo irreversibile.
di ferite di dolore e di ferite di gioia.
di traumi e di emozioni.
di quegli strappi su cui ci si può mettere una toppa, un po' di nastro adesivo.
o magari di strappi che poi ci si fa un collage di sensazioni, ricordi, buttato su un blog.
o su una parete piena di fotografie.
che son lì tutti a ricordare che dietro quelle parole, dentro quegli scatti, c'è qualcosa che non va dimenticato.
e che ha piegato e continua a piegare l'anima. l'accartoccia. la colora di blu.

rigirava distrattamente quel pezzo di carta nelle mani, mentre rileggeva quella vecchia mail.
impercettibile metafora di una vita distratta che si lascia piegare.
e che, consapevolmente, ne è felice.

mercoledì 14 aprile 2010

T.R.O.N.P. #3: egoismo

lo sente.
quel battito in più.
quel battito in più. del cuore.
nel silenzio dei cuscini il cuore le parla e tende i suoi tessuti nello sforzo di compiere un battito in più.
l'aiuta. laddove la sua mente non arriva.
laddove la sua mente salta le conclusioni e va oltre, sdoppiandosi, triplicandosi su diversi sentieri. forse tutti sbagliati.
il suo cuore l'aiuta. con quella possibilità. 
con quel battito in più. con una contrazione complessa ed eccentrica.
che le ricorda che quel sentimento c'è, e la rende migliore. dentro.
la rende egoista e migliore.
perché tutta la felicità che i suoi occhi vedono, che le sue orecchie odono, intorno.
beh tutta quella felicità, intorno, se la merita anche lei.
sì. più degli altri. 
sì. più di ogni altro.


e si chiede chi è, come fa a dire che se la merita, più di ogni altro..
è così. se la merita. 


e la conosce la felicità.
la conosce. anche se non sa di che materia è fatta.
ma potrebbe insegnarla.
vuole insegnarla. e impararla ancora e ancora.
e spezza, quella felicità.
solo il sognarla spacca il cuore.
in un battito eccentrico che le ricorda che c'è.
c'è. e la vuole. la merita. più di chiunque altro dannazione.


egoista.


e allora cos' è che non quadra?
cosa diavolo c'è che non va?
la paura.
perché l'amore è roba per gli impavidi.
e conoscere la felicità fino al punto di poterla insegnare implica il terrore di vederla svanire.
dannazione.


buttati. TU.
buttati. è libertà.
buttati. TU.
buttatevi INSIEME.
dannazione.