
se lo rigirava distrattamente tra le dita.
lo piegava, lo arrotolava, lo riapriva, tentando distrattamente di stendere le pieghe che aveva fatto.
tentando di renderlo di nuovo liscio e immacolato. distrattamente.
attentamente leggeva la vecchia mail, cercando di non smarrire nemmeno una parola.
distrattamente si rigirava quel pezzo di carta tra le mani.
impercettibile metafora della vita: che si piega, si scarabocchia, si arrotola e si stropiccia, si accartoccia e poi cerca di ridistendersi, di tornare al bianco candore iniziale.
metafora impercettibile della vita. che si ricicla, a volte.
si bagna e aggrinzisce.
si brucia e diventa cenere e fumo, dall'odore acre.
e non ci si può far niente, alla vita.
ci son cose che la penetrano e ne modellano la materia e la consistenza.
ne mutano la densità e il peso specifico.
è un processo irreversibile; che può cambiarla ancora e ancora, finché resiste, ma non riesce a farla tornare com'era in origine.
un processo irreversibile.
di ferite di dolore e di ferite di gioia.
di traumi e di emozioni.
di quegli strappi su cui ci si può mettere una toppa, un po' di nastro adesivo.
o magari di strappi che poi ci si fa un collage di sensazioni, ricordi, buttato su un blog.
o su una parete piena di fotografie.
che son lì tutti a ricordare che dietro quelle parole, dentro quegli scatti, c'è qualcosa che non va dimenticato.
e che ha piegato e continua a piegare l'anima. l'accartoccia. la colora di blu.
rigirava distrattamente quel pezzo di carta nelle mani, mentre rileggeva quella vecchia mail.
impercettibile metafora di una vita distratta che si lascia piegare.
e che, consapevolmente, ne è felice.
1 commento:
Un pezzo di carta può portare con se un sacco di cose...
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