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sabato 12 febbraio 2011


L’arte di perdere non è difficile da imparare;
così tante cose sembrano pervase dall’intenzione
di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta il turbamento
delle chiavi perdute, dell’ora sprecata.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.
Poi, sempre più, pratica lo smarrimento, perdi in fretta:
luoghi, e nomi, e mete verso cui volevi viaggiare.
Nessuna di queste cose causerà disastri.
Ho perduto l’orologio di mia madre.
E guarda! L’ultima, o la penultima, delle mie tre amate case.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.
Ho perso due città proprio graziose.
E, ancor di più, ho perso alcuni dei reami che possedevo, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è stato un disastro.
Ho perso persino te (la voce scherzosa, un gesto che ho amato). 
Questa è la prova. E’ evidente,
l’arte di perdere non è difficile da imparare,
benché possa sembrare un vero (scrivilo!) disastro.

Elisabeth Bishop

mercoledì 22 luglio 2009

come_una_fata


come_le_fate.
riesco a vivere un'emozione alla volta.
mi riempie così tanto che non c'è spazio per nient'altro.

come_le_fate.
sono distratta.
la mia mente riesce ad affrontare un solo problema per volta. e si isola.
isola le orecchie, gli occhi e i ricordi.

come_le_fate.
sono egoista.
e dimentico che il mondo di Ma|Be non è fatto solo di Ma|Be e delle sue quisquilie.

come_le_fate.
vivo la vita in comode rate.
affrontando lentamente e con pigrizia una cosa alla volta.
e quando mi ricordo, magari qualcuno non c'è più. stanco di avermi aspettato all'incrocio delle nostre strade, ha continuato la sua da solo.
o ne ha intrapresa una nuova.
ed io arrivo fresca ed entusiasta, con tutte le energie di cui dispongo, una mattina, all'incrocio delle nostre vite. e trovo solo nebbia, un'umida foschia.
e infreddolita, con i brividi, me ne rimango lì.
a quell'incrocio.
in contemplazione della coincidenza che potevo riscoprire come corrispondenza e che invece è diventata solitudine.
butto una monetina e scelgo che direzione prendere?
o inseguo?
quel puntino di vita incrociata si allontana velocemente e scompare.
e allora che succede...?

io e il mio abbandono, ancora una volta, per l'ennesima volta..

io e la solitudine. ancora una volta.

io e il MURO.

che l'abbandono, lo so, lo faccio io a me stessa.
sono io che mi abbandono. che abbandono Ma|Be.
che non CURO Ma|Be.
Sono io che rimango nell'incoerenza della compagnia della solitudine.
Sono sempre io che metto i rinforzi al mio muro.

[che quando mi impegno rimango delusa
e quando non mi impegno, deludo.]

volere è potere.
chi l'ha detto che volere è potere?
io non ce la faccio. anche quando voglio, anche quando dovrei. non riesco a buttare giù il muro. così.
mi è costato fatica tirarlo su.
rinforzarlo.. mi è costato sudore, calli alle mani e qualche mattone sui piedi.
non ho un ordigno da fare esplodere.
funziona così. un pezzo alla volta.
[un pezzo alla volta]
e al diavolo VOLERE è POTERE.
io voglio, ma non posso.
Una forza inversa agisce su di me. e mi fa retrocedere.

ecco la mia premessa. il mio avvertimento a chi mi si avvicina.
IO. SENZA PRETESE.
ci amiamo? non tu ami me e io amo te. solo CI AMIAMO...?
senza pretese.
io per guadagnare tempo con la mia opera di smantellamento.
tu per non spaventarti di quello che ti sto dicendo.
perché CI AMIAMO è uguale, è allo stesso modo e nella stessa quantità.
è un salvaguardare l'amore di entrambi, condividendolo e accomunandolo.

CI AMIAMO. è leggero. ma è.
AMORE.
SENZA PRETESE. è leggero. ma è.
DARE.

dirlo. dircelo. è fondamentale.
può diventare.
esiste e può evolversi.
e se non evolve, c'è, rimane.
[senza pretese.]

non puoi pretendere troppo dalle fate.
cambiano veste con le stagioni.
e in inverno stendono aghi di ghiaccio sulla tua pelle.
e in primavera ti lasciano rifiorire.
e in estate ti dissetano con gocce di rugiada.
e in autunno ti colorano e ti fanno danzare.

come_le_fate.
io.

ma non ho le ali.
ma non ho polvere di stelle addosso.

PeterPan dove sei?
mi serve qualcuno che creda nelle fate.
e che batta forte forte le mani.
perché non ci credo nemmeno io.
una come_una_fata che non crede nelle fate.

e sto scomparendo.

iocredonellefate,logiuro,logiuro!
iocredonellefate...
iocredo...
io...
...

martedì 7 luglio 2009

Perché?

"Ma il Sole... non può avere ghiaccio.."
"Perché no?"
"Perché il ghiaccio ad alte temperature sublima."
"Per quello che possiamo saperne il Sole può essere fatto di ghiaccio. e scottare. Come quando ti bruci e la prima cosa che provi è la sensazione del freddo."
"le ustioni da freddo..."

"io non voglio sapere le tue cose. non mi interessa che me le racconti.
voglio sapere come ti hanno cambiato."
[prende la mano e poggia le mie dita sulla sua pancia.]
"La senti?"
"mh mh..."
"è lì. Ce l'hai."
"......"
"Le cicatrici non fanno male.
è il ricordo.
Ma se non ci pensi.. rimangono lì.
Crescono con te, cambiano forma, si allargano, e tu non te ne accorgi...
e ti dimentichi di come eri quando non ce l'avevi.
Ti abitui alla loro presenza e diventano parte di te.
e fanno male solo quando ti ricordi di loro,
di come te le sei fatte."
"......"
"...."
"Quante cicatrici hai?"
"..."
[abbraccio]
"Qualcuna.."
"[qualcuna...]"
"Tu quante ne hai?"
"........ Non lo so..
ma a me spesso prudono.
E a volte fanno male."



"Mi ami?"
".. mh mh.. tanto."
"Perché?"
"... accade.
[è la natura di Mercurio.
Tu mi scaldi, io ti giro fastidiosamente intorno.]"

martedì 26 maggio 2009

[Dicevo].



Play list completata.
SpongeBob mute_mode in tv e bassi a palla nelle orecchie.
Attivo le mie cellule e mi sparo il ritmo dritto nei timpani.
che voglio coprire il rumore dei miei pensieri con della sana R&B.
che ogni tanto ci vuole.
Rallento le pulsazioni del cuore al ritmo hiphop di SnoopDog.

Mi carico un po'. O mi scarico. Vedila come ti pare.

è che sto per implodere.
IMPLOSIONE PREVISTA TRA..........................
COUNTDOWN.

[Dicevo].
Ma se io sento l'impeto di dire qualcosa, significa che dico quello che sento (o che sento quello che dico) vero?
Perché io quando non sento qualcosa non riesco a dirla.
No davvero... cioè.. magari la dico pure. Ma mi si legge proprio in faccia che sto dicendo minchiate.
E se non ci credo non riesco davvero a pronunciare certe frasi.
'Condoglianze....'
'Grazie..'
'Scusami...'
'Ti voglio bene..'
Mi sento meschina.
e idiota per giunta.
Come l'altro giorno che è venuto il prete per benedire la casa...
e chi gli ha aperto!?! Proprio non ce l'avrei fatta. a stamparmi quell'espressione CONVENIENTE.

[Dicevo].
E allora se ho davvero voglia di dire qualcosa, significa che la sento no?
e che non è uno sbaglio dirla....

[Dicevo].
Se una cosa tu la senti, forte forte, che ti urla nel cervello..
[dicevo], no?..
non hai il bisogno di dirla?
No perché, io ogni cosa che dico è perché proprio non riesco a trattenerla.
A volte è sconveniente.
E allora cerco una forma CONVENIENTE. Ma comunque prima o poi la dico.
E come succede per le cose scomode che mi ribollono dentro, così succede anche con le cose belle.
credo.
[Dicevo].
A te capita?
Perché mi succede che se sto zitta troppo a lungo... finisce che dalla mia bocca escono battute un po' ciniche e sarcastiche. e allora scatta la figuraccia.

Ma per le cose belle? Se le taccio troppo a lungo, le cose belle... come si conclude?
Che sbaglio posto e momento e rovino tutto?
e che quello che devo esprimere e tutta la carica emotiva che c'è dietro..
puff! nuvoletta di fumo.. e uallllà! svanisce...
Coniglio e cilindro di una prestigiatrice incapace, che non controlla i suoi trucchi.
(e la verità è che magari di trucchi non ne ha...).
[Dicevo].
puff... svanisce.
mi scivola tra le mani in forma liquida. Irrecuperabile come il latte versato.
Unica occasione. Sprecata.

E quindi ti chiedo: cosa devo fare?
NO PERCHE' IL PROBLEMA è COMPLESSO.

Si possono razionalizzare certe cose?
E come si possono dire?
Ho una fottutissima paura.
[Dicevo].
di sembrare stupida. di essere sbagliata. di essere scontata in questa cosa che miliardi di persone hanno sentito urlarsi dentro.
Sì, essere scontata.
E non mi sento per niente così; scontata dico..
quello che ho da dire per me ha un valore sorprendentemente forte.

Ho una fottutissima paura [dicevo].
Di essere "avventata e sconsiderata, come il lampo che si è già spento prima che qualcuno l'abbia visto" (Atto 2° - Scena 2°___ Juliet docet).
Perché è una cosa che tutti provano.
E proprio perché tutti l'hanno sentita.... ecco che diventa banale.
Normale. Banale.
Ma per me banale non lo è. Non è normale, no.
Spero non diventi mai normale. Mi impegnerò per non farla diventare scontata.
E allora come posso fare per farti capire che non è così? Scontata per me?
Che 'scontata' è la parola che mai deve essere associata a quello che provo.
Originale, sì.
Unica, anche.
E senza eguali nella storia della mia vita.

[Dicevo].
Posso essere certa del momento e del luogo per urlare a bassa voce quello che ho dentro? Senza essere banale?
NO PERCHE' IL PROBLEMA è COMPLESSO.

Sono completamente cosciente di quello che faccio e che farò?
Sto affrontando la mia vita con consapevolezza?
Compio le scelte giuste?
E tu, sai scegliere nel modo giusto?
Come si fa? ad esserne sicuri? ad essere maturi?
A SAPERE che si è maturi. Che ci si sta comportando da persone mature?
O sono i soliti capricci?

Questo mi hanno sempre detto. che sono capricciosa.
Tutta una vita passata a sentirmi dire che sono PICCIOSA, e irresponsabile, e capricciosa, e immatura, e fallita.

Forse no.
Forse è tempo di RIVINCITE questo.
Forse proprio quella fottutissima paura che mi assale è il segno che mi serve, la chiave di volta per capire che sono consapevole dei rischi.

Com'è che ti [Dicevo]?
è forse proprio perché sono consapevole del cuore di seta che ho..
che valuto ogni possibile rischio.
Cuore di seta? mi domandi.
Già. Esatto. Come l'uomo_di_latta no?
Sai la seta.....
sgualcita, smagliata, strappata e rattoppata. è un po' così il mio cuore.
però c'è ancora un pezzetto che è lucente.
E quel pezzetto ti appartiene.
è tuo.
Ho deciso che un pezzetto di me ti appartiene.
Te lo do. che di solito mi HANNO RUBATO pezzi di cuore. Non li ho ceduti. Non ho avuto mai il tempo di donarli.
e me li hanno resi quando la seta era vecchia o non aveva resistito al maltrattamento.
è seta cazzo. qualche piccola accortezza. no?
che pretendete.

[Dicevo].
Si inizia sempre così.
Con poco.
Per tirar su un grande impero.
Rome wasn't built in a day...

E [DICEVO].
Non ci sono abituata.
a dire quello che sento a chi sento.
Ma lo sai che mi 'accordo' a te, strumento senza bisogno di accordatura, invece.
Io non sono questo grande talento. Ma ho ORECCHIO.
e tu mi hai dato il La, come il primo violino alla sua Orchestra.

Sarà un bellissimo concerto. Una spettacolare Prima.
Ci applaudiranno, ci chiederanno il bis, vedrai.
E noi glielo concederemo.
Ce lo concederemo.

Non proprio proprio BIS, non uguale alla prima volta.
Suonando qualcosa di simile ma evoluto. Sempre più bello.

Ed io (col mio cuore di seta) non ci sto più nella LATTA..

mercoledì 20 maggio 2009

raffica.


staserahodecisochescrivoabotto,comemivengono,imieipensieri.chesonoallarinfusa
[shangaiconimieinonconcetti]perchénonsonocapacedidarlorounordinenédiesprimerli
conchiarezza.anchesesoquellochec'èingiroperlemievene.dichecoloreèilmiosanguee
qualeconsistenzapossiede.orachelosentoscorrererapidoovunqueedarrivarealcuore.
piomboimpulsocardiacoeviadinuovoincircolo.neipolpastrellichecercano,nelleorecchie
chesentonoisilenzidentro,nellegambe,losentoinognimiosguardovuotoall'apparenza,
sguardochelasciosulmondochemicirconda,abbandonatoapupillalargasulnulla.
[nulla][è][quello][che][mi][rimane][intorno][se][manca][il][tutto].
{[()]TUA}.
Perchéquellocheguardoèniente.lasciosbiadirelarealtàintornoemiritrovoapensare.
emiritrovoamancarmi.comedirequellochemimanca?comeesprimerelasostanzaela
consistenza?lospessoreeilsapore?ilgustodiavercelequellecosechemancano.manchi.
eufffèdiventatalaparolapiùusata.elefotoleimmaginipiùviste.etuttoècosì.sospeso.
presentemasospesoamezz'aria.equandol'ariamancaperquellochec'èsospeso?sospiro,
respiro,emanca,l'aria.enonpossoparlare,nonmisentodidire.chepoisenontibastofinisce
che..finisce.echicisalva..?ioate,tuame?e...obliodeiconcetti,deipensieri,limbodelleemozioni.
sospeseleparole.pernonrenderleleggeretroppo,evane.
"comeillampochesiègiàspentoprimachequalcunol'abbiavisto".maledettoShakespeare.
loamo.
comesipuòfare?comesirisolve?lamiavita?
"semiconfessiunasciaradatiassolvoconunindovinello!".
sciaradalamiavita.indovinelloperme.quandoallora?succederàchepotròvivere?quanto
c'èancoradaaspettare?
"ohtediosoèilgiorno,comelanotteprimadiunafestaperl’impazientefanciullochehaunvestito
nuovoenonlopuòmettere..".
"Iohocompratoladimoradell’amore,masenzaoccuparla;hoilcontrattosenzailgodimento.".

SICORREVERSOL'AMORECOMEGLISCOLARISCAPPANODAILIBRI.
MAANDARVIADALL'AMORE..èCOMETORNAREASCUOLA...

giovedì 7 maggio 2009

LIBERTA'


[...] o resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro senza chiederti come mai, continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai..

venerdì 20 marzo 2009

di SOPRAVVIVENZA, ABBAGLI e STRUMENTI MUSICALI

E' sensazionale scoprire quanto appariamo esseri sociali.
Ed è spaventoso rendersi conto che in fondo siamo animali.


Perché se si partisse dal concetto bello e chiaro
che siamo animali,
[SOLITARI per giunta]
che abbiamo istinti
e che questi, nella maggiorparte dei casi, prevalgono sui meccanismi sociali,
allora uno si mette l'animo in pace e tace la questione.
allora uno riesce a darsi una spiegazione,
conscio che gli altri agiscono secondo una scala precisa di valori, di bisogni da soddisfare.
e invece no.
Abbiamo questa cosa che ci batte insieme al cuore. e che noi chiamiamo anima.
Abbiamo un'anima MA siamo animali.
Abbiamo la capacità di sviluppare una personalità: un mix elaborato di predisposizioni genetiche, qualità e quantità delle pulsioni ed educazione comportamentale trasmessa/subìta.
e siamo tutti diversi.
[b e l l a s t o r i a.
la biodiversità e la psicodiversità.]
Tutti diversi e consapevoli comunque di essere animali SOLITARI.
di avere un certo grado di egoismo, succo concentrato dell'istinto di sopravvivenza.

Eppure.
ci costringiamo a vivere in comunità, in più gruppi diversi e contemporaneamente.
perché soli non vogliamo starci.
e diventiamo egoisti perché l'egoismo per esistere ha bisogno degli altri.

il gene dell'ipocrisia è in ognuno di noi.


nel mio caso specifico possiedo anche quello della codardìa.
espressione genotipica. non fenotipica.
e fondamentalmente mi costringo a vivere in gruppi.
ma per una cosa che va ben oltre il sentirmi realizzata,
o migliore di altri,
avere il potere,
o essere la più bella,
la più intelligente
o avere la supremazia.
mi costringo a vivere in gruppi diversi perché sono alla disperata ricerca di un gemello.
perché in realtà sento di essere stata strappata dall'utero che mi ha concepita e gettata sulla terra umida prima ancora che mi si formasse la pelle.
Ed ho una memoria sensoriale
che mi dice che quell'utero io lo condividevo con altre anime.
Quante fossero non so. non sapevo ancora contare.
ma credo abbiano subito la mia stessa sorte, a meno che io non fossi un cancro da eliminare per salvare il resto.

Forse questo è l'istinto di sopravvivenza per come lo concepisco io.

e che non è l'istinto di evitare la morte.
non ho paura della morte. non ho paura nemmeno di come morirò.
non è quel tipo di dolore che mi terrorizza. il dolore fisico..
siamo animali, esseri viventi. il dolore è l'unica sensazione che ci fa capire di essere vivi, quella cosa che mette alla prova tutti i nostri sensi, attiva le sinapsi e muove le nostre cellule, costantemente impegnate a ritrovare un equilibrio nel caos.
no. non è una sopravvivenza fisica quella che mi spinge a cercare.
ché per il gene della codardìa preferirei di gran lunga essere morta tempo fa,
quando ero piccola e nuda.


ma giacché vivo e non posso farne a meno,
poichè è sempre il gene della codardìa che decide
(e in teoria io, perchè il gene è parte di me)
ché di scelte non ne ho, sia per la vita che per la non-vita
(codardìa ancora e ancora e ancora..
più sensi di colpa a gogo)

giacché (SOPRA[v])vivo senza scelta ma per inerzia
(e non c'entra nulla con l'istinto di sopravvivenza,
che si traduce in lotta per la vita.)

giacché... allora cerco.
dentro di me. e fuori.
e trovo. a volte.
(come mi ha fatto riflettere stamane la Lunga).
ABBAGLI. più che altro.
spiriti che mi inondano con tutta la loro luce e il loro calore avvolgente.
e in quella luce mi sembra di vedere meglio.
e in quel calore mi sembra di riequilibrare la mia temperatura corporea..
quella luce mi passa attraverso ed io come un prisma la frammento di nuovo nei colori dell'arcobaleno, come facevo da piccola;
prima di diventare trasparente.

e trasparente
(troppe volte ne ho parlato da dicembra a questa parte)
lo sono diventata per gli abbagli che ho preso..
il sole mi ha scottato e mi ha tolto i colori.
mi ha fatto evaporare..
in genere il meccanismo è sempre uguale.
che idiota, ormai dovrei riconoscerlo no?
[NO]
la luce mi abbaglia, il calore mi avvolge.
la luce se ne va, ma per un po' mi rimane ancora addosso il tepore.

per un attimo la mia vista si altera, non vedo più i colori,
filtro la realtà sotto la pelle d'oca che mi fa drizzare i peli per il gelo lieve che si diffonde su di me.

e poi per un attimo il buio.. e il gelo passa dalla pelle al cuore.

cecità.
battito rallentato e debole.

e poi a passi lenti, contando i secondi come fossero ore.. emergo dall'oblio della delusione.
ché non poteva esserci tutta quella luce in una volta sola, no stupida?
non era vera.
e che quel calore lo producevo io per me stessa, con i battiti accelerati, e il sangue in tumulto.

a passi lenti. quasi in completo silenzio.
e poi BUM. eccolo.
il miocardio nell'ennesimo sforzo di riprendersi.
perché per quel che è stato, per quanto splendente anche se ora annebbiato, deve esistere qualcosa.
qualcosa che se perfetto corrisponde a quella gioia.
Che sia un tramonto. un'alba. o il mezzogiorno di una luna piena...
devo CREDERE che può esistere.
altrimenti cado.
altrimenti mi viene da pensare che quello che cerco esiste solo nella finzione.
e non può essere così.

e allora. senza pretese.
per come si è.
con gradi di intensità regolabili.
ed istintivi.

io trovo. senza aver cercato.
trovo e mi faccio trovare senza volontà di farlo stavolta.
trovo, alla cieca.
trovo nel crepuscolo e non nell'abbaglio del sole di mezzogiorno.
trovo qualcuno come me, il gemello.
anche lui scaraventato a terra, nudo, via da quell'utero genitore che lo rigettava come fosse un intruso.

trovo occhi volontariamente inespressivi che celano enigmi complessi che celano a loro volta semplicità assoluta e invisibile.
tutta la complessità della fisiologia, della chimica e dell'anatomia che si traduce nella semplicità della vita.
trovo una voce bellissima. la sento, nei silenzi del pensiero.
negli occhi che GUARDANO. attenti ai particolari. alle cose invisibili.
alle cose che non si VEDONO.

trovo chi come me ha paura di amare, ma lo fa comunque e forse anche involontariamente, dando di più.
Un di più non in quantità; ma in qualità, in materia e in forme che non pensavo di conoscere ma che sono mie, anche.

trovo qualcuno che mi viene voglia, che sento la necessità di stringere forte al cuore.
e se avessi una zip cucita sulla pelle la aprirei per farcelo entrare e tenermelo stretto.
così, per avere la sensazione di tenerlo appiccicato all'anima.
come quando Peter Pan ritrova la sua ombra e Wendy gliela ricuce.
tenerlo con me. per tornare insieme a quello che si era in origine.
[omozigote]
e quella mancanza che provo ora, nonostante sento di aver trovato.
è disarmante.

così tanto che mi arrendo.
e nonostante abbia costantemente nelle orecchie quella voce bellissima,
quando riapro gli occhi e mi guardo le mani penso che ce l'avevo lì, sul palmo, sulla punta delle dita. tutte e dieci.
quando avevo il privilegio di suonare quest'anima trovata.

continua a farti suonare; dal mondo.
che sei uno strumento senza bisogno di accordatura tu.

sabato 14 marzo 2009

Dei virus. WALL? La barriera si è rotta. E io subisco l'attacco del nemico.


Facciamo che faccio pausa.
Facciamo che faccio della psicanalisi spicciola, come mio solito.
Facciamo che applico il metodo Freudiano e che mi stendo sul lettino e inizio a parlare e parlare senza poter guardare in faccia il mio dottore [che in questo caso sono sempre io.. dottore... puààà!!] e le sue espressioni schifate nel sentirmi raccontare le mie paure.
Facciamo che..
è tutto un _f a c c i a m o f i n t a c h e_

Facciamo che faccio pausa caffè.

Che i virus non stanno solo sul libro che ho sulla scrivania, aperto, ma pure nel mio cervello. Nella parte che riguarda il linguaggio e in quella della memoria.
E mettiamoci pure quella degli impulsi sessuali.
Virus per l'istinto di sopravvivenza.
Virus per l'orgoglio.
Virus per il coraggio.
Virus per me.

[I n f e z i o n e]

Tranquilli.. c'è pericolo solo per me. Non sono contagiosa.
O almeno.. ci vogliono condizioni predisponenti per contrarre la mia stessa malattia.
A U T O I M M U N E per giunta.

Mi serve qualcosa.. che funzioni però.
che ho già provato con un vaccino VIVO-ATTENUATO.
è stato tragico l'effetto. ho sviluppato tutti i sintomi.
sono stata convalescente.
ho creato anche una sorta di memoria immunitaria..
Ma a poco serve: il mio è un virus autoimmune..
e continuo ad ammalarmi con niente.
sono le mie stesse difese a distruggermi.

mi autodistruggo. non riconosco me stessa e mi combatto.
basta con i corticosteroidi. e con gli antidolorifici.
finisce che sviluppo assuefazione. e poi come faccio quando mi si spezzerà di nuovo il cuore?
passo al pratico? farmaci che coadiuvano la coagulazione per non farlo sanguinare troppo, ago e filo, bendaggi vari... e per il dolore? alcool sulla ferita? o alcool in gola.. meglio assopire tutti i sensi.
oppure.....
una ferita più grande e più fisica.. un dolore più forte e concreto che mi distragga dal precedente taglio al cuore?

MI CAPITA DI NON FARCELA A VOLTE.
E DI ESSERE INSIEME COLTELLO E FERITA.

Ma qui vi parlo di tutto e nulla.
E voi lo so, non capite.
Io capisco che non capite e non vi biasimo per questo.
E nemmeno se pensate. che son deprimente.
perché lo sono.
e lo so.

Non ho più voglia di nascondere quello che sono se mi sento così.
Se torno indietro vedo un blog che drasticamente cambia profilo.

il primo passo è ammettere che si ha un problema.
il secondo è capire che tutti hanno un problema.
Ma questo non contribuisce a farmi sentire meno sola.

venerdì 13 marzo 2009

naked as we came....

bene.
splendido.
fantastico.


massì Ma|Be..
'troppo cerebrale
per capire
che si può star bene
senza complicare
il pane..'

bene.
splendido.
fantastico.

raccontiamo i cazzi nostri a qualcuno
che sembra
[sembra]
trasmettere in AM
[come noi..]
in un mondo di radio in FM...


massì...

in un periodo di merda così..
illudiamoci di poter comunicare con qualcuno
illudiamoci di poter essere comprese..
illudiamoci.. sì.
ci manca solo questo.
in un periodo in cui gira tutto da schifo.
illudiamoci. che siamo brave a farlo.

Roby.. com'era la metafora del secchio e dell'incendio?
Ecco... io ho un secchio d'acqua in mano,
la mia casa brucia e piuttosto che usarlo per spegnere l'incendio
che faccio??
Mi ci faccio una doccia.

stupida idiota.
in un periodo in cui gira tutto male.
in cui le uniche persone che amo,
la mia unica famiglia
è lontana da sempre e mi manca da morire.
In cui io d a n n a t a cerco il compromesso,
perché la scelta è impossibile.
in cui i sensi di colpa sono più forti che mai.
e la libertà non esiste.
Stupida idiota che fai?
una doccia?

e pensare che..
che hai condiviso la tua vita.
a parole
e nei fatti.
pensare che hai detto cose che mai ti saresti immaginata di raccontare.
in cambio cosa hai avuto?
solo una persona avida di sapere,
di 'denudarti'..
senza scambio.

Se per una volta il mondo
mi sembrava girasse
.. sì,
sempre dal verso sbagliato
ma
almeno con un'andatura che non faceva venire il voltastomaco..

ora invece
v o m i t o.

martedì 20 gennaio 2009

.sbiadire [lentamente] evaporare.


io sono trasparente.
trasparente.

così limpida che attraverso lo specchio non mi vedo.
così aria che tutto mi passa TRAMITE.
che tutto mi travolge. a tal punto che a volte nemmeno me ne accorgo.
tanto sensibili i miei sensi da assopirsi per lo strazio del momento.
per lo shock.

io sono trasparente.
ho affinato questa mia caratteristica negli anni.

una volta non lo ero.
da piccola ero colorata. un pasticcio di colori.
una tavolozza con ogni sfumatura.
come il vestito da pagliaccio che mia mamma mi faceva indossare a carnevale.
con pois blu, rossi, gialli e verdi.
ero emozionante e travolgente.

poi. bum!

ho iniziato a sbiadire.

i bambini sbiadiscono? io lo facevo.
estate dopo estate, bruciata dal sole.
pian piano i colori andavano via.
mi abbandonavano e andavano a dipingere quello che c'era intorno a me.
crescevo e con le sfumature che mi lasciavano coloravo di significato quello che mi circondava.

e profumavo da piccola.
profumavo di caramello e noce moscata. di caffè e liquirizia anche.
profumavo di fresco.
e sbiadendo nei colori ho iniziato a sbiadire anche nelle essenze.
che si posavano sulla pelle e sulla scorza delle persone e delle cose tutt'intorno.

e 'risuonavo' anche. da piccola 'risuonavo'.
con note allegre di tromba, dolci di pianoforte e delicate di chitarra classica.
trilli leggeri di sonagli. che lentamente son diventati timbri di violini.
e poi fragore di silenzio.

ora non suono. non profumo. non ho sfumature.
trasparente.
ma il mio mondo ha miliardi di note. infinite essenze olfattive. continue sfumature di colori. soprattutto sconosciute.
non io.. il mio mondo.
io sono trasparente.
mi si vede attraverso.
come l'aria. l'unico elemento di disturbo tra un occhio e la sua visione.
come l'aria. in cui le onde sonore si propagano.
come l'aria. attraverso cui le molecole di profumo vengono respirate.

solo una cosa mi è rimasta.
che quel sole mi ha lasciato facendo sbiadire ed evaporare il resto.
calore.

venerdì 16 gennaio 2009

che sono complicata come una telenovela portoricana. IO. [cerchiamo di recuperare il tempo perso? - cerchiamo di recuperare noi che ci siamo persi...]

premessa: troppa cioccolata fa.. [male] e [bene]

Mantenere il passo..
della vita, che corre con falcate da giaguaro, mentre noi poveri bipedi ci affanniamo a rincorrerla.
è dura.
e scendiamo a compromessi per distaccarla di quel mezzo metro.
che in fondo non ci fa sentire per niente vincenti.....
e perciò...

ho capito - almeno credo [mi ci è voluto un pochino].

che la vita è vero che corre ma nessuno ci obbliga a tenerle il passo.

Quella corsa disperata per raggiungerla mi era utile poiché sono costantemente spaventata dal presente e dal passato.
Spero
in un futuro diverso ma altrettanto veloce...
Cerco di combattere
- con una neonata consapevolezza -
i fantasmi che mi porto dietro da tanto tempo.
e il futuro lo vivo ogni giorno nel mio presente [che temo].

l'importante è rendersene conto.. mi dico.
che è la vita che corre dietro te e non tu dietro lei.

tutto questo a causa della bilancite acuta - come dice un mio amico:
quando mi prende (ossia quando faccio un bilancio della mia vita almeno ogni 45 minuti per un paio di settimane) cerco di vedere gli ultimi periodi passati come i pilastri di una casa...
e comincio a buttare giù ogni pilastro per ogni persona o situazione che non ha aggiunto niente a quello che già ero e che già avevo
e lascio o aggiungo tanti pilastri quante sono le persone che invece hanno fatto il contrario...

il risultato è che la casa rimane su...
rimane su perché ho la fortuna di possedere quei pilastri fermi che,
anche se sono pochi,
sono collocati al punto giusto.
e la maggior parte delle volte bastano da soli a mantenere su il tutto.

Tu sei uno dei miei pilastri principali...
anche se non sei tangibile.
anche se non ti conosco. mai ti ho conosciuto e forse, se anche gli altri pilastri dovessero cedere.. mai ti conoscerò.

nonostante tutto sei al piano terra.
e tutto quello che costruisco lo costruisco perché
perché non lo so. in fondo non sei materialmente presente. ma idealizzato.
però mi ispiri, proietti in me un' immagine
flebile. fumosa.
che lascia uscire con un rantolo la beata speranza dai miei polmoni
espirandola su quella foschia. per schiarirla.

e così
con il primo piano
il secondo piano
il terzo piano....
la casa va avanti
e tu con lei e la vita con te.

l'importante è rendersene conto..
rendersi conto che è la vita che corre dietro te e non tu dietro lei.

o no?

sabato 10 gennaio 2009

SCOSSA

Il tempo scorre come la terra sotto i piedi, invisibile
per la velocità; il paesaggio cambia e resta uguale.
dal finestrino ogni cosa
vicina lascia una scia confusa.
macchie di colore che
intuitivamente riconosco.
le cose
lontane mi appaiono nitide e scorrono lente.
lontane.
lente.
lontane.
Piano cambiano ma restano uguali.
[scenografia invernale.]


io e la mia molesk in viaggio.
mi distraggo di nuovo.
Il vetro amplifica un raggio

mi acceca.

chiudo gli occhi che immediatamente si inumidiscono.
bruciano.
nel buio delle palpebre c'è fissa una palla rossa.

tutum tutum

tutum tutum il treno sotto il mio sedile.
tutum tutum
i passi affrettati di chi cerca posto.
tutum tutum
i bagagli trascinati nel corridoio.
riapro lentamente
gli occhi:
il paesaggio cambia e non cambia.
scorre. ma resta là.
resta.
le siepi vicine
- frrrr -- frr -- frrrrrrrrr - macchie, confusione.
il sole è giallo

il sole è rosso
il sole acceca.
di nuovo me.
tutum tutum
il treno sotto il mio sedile.

tutum tutum la porta della cabina.
tutum tutum le mie palpebre si aprono davanti ai miei occhi. increduli.
tutum tutum le mie narici si allargano.

tutum tutum
il mio cuore
lo sente.

respiro.
guardo. deglutisco rumorosamente.

tutum tutum
il treno. [fortuna questo rumore]
tutum tutum
il suono del mondo che si ferma. mentre passa:
un ricciolo castano chiaro davanti l'occhio. ambra liquida.
oro su oro.
chiude gli occhi, si gira, li riapre e guarda nella cabina. libera.
tutum tutum.. il cuore o il treno. sotto i miei piedi?
si ferma. scosta distrattamente il ricciolo scuotendo la testa.
perfezione.
un sorrisino sghembo si apre sulle sue labbra.

perfezione.

il mio stomaco precipita nel vuoto.
nella cabina: io e una signora anziana. cappellino nero sulla bianca permanente.
occhi vispi e attenti.

coglie il mio terrore.

coglie il mio stupore.

mi lancia uno sguardo furbo.

sento il sangue sul viso scorrere veloce. e salire fino alle guance

mentre il vuoto diventa voragine nello stomaco.
lui entra e saluta garbatamente la signora che gli sorride.
[chi potrebbe farne a meno..]

mi giro e guardo fuori.


respira respira respira
ora butta fuori

piano lentamente...
ecco brava.
così.
tranquilla. è tutto okay.
tutto okay..
senti come profuma. viene dai riccioli vero?

sì.
e allora respira. assaggialo.
delizioso.
si ferma davanti a me. mi dà le spalle e carica il suo bagaglio sopra il sedile di fronte.
ora girati. girati!

gambe lunghe. forti e agili in pantaloni morbidi, color corteccia.
maglione panna. adorabile. caldo.
che scopre un fianco durante la tensione per riporre il bagaglio.

pelle candida. colorito invernale.
perfezione.

sveglia! lo stai fissando!
scansati!
ora si gira!
ehi! sveglia!
SVEGLIA!

rapide le mie mani tornano a scarabocchiare sulla molesk.
non farti sgamare.
spazza via quel rossore stupida! e sbircia..
forza!
cogli ogni particolare.
ogni suo dettaglio.

Dio si cela in un dettaglio...
ricordi?
ricordo.
brava così... le mani. scrivilo. raccontalo.
e i polsi? hai scritto?
tengo a mente, tengo tutto a mente.
scrivilo!
impossibile.
mento bocca orecchie naso profumo riccioli occhi
occhi
OCCHI.
occhi, sì. che leggono attenti. occhi che si perdono nel vuoto. occhi che immaginano.
occhi che mi guardano.

sguardo limpido e dorato.

occhi che mi guardano?

mi guardano??
SGAMATA! giù sulla molesk!
evitalo!
dannazione.
DANNAZIONE! stupida!
scrivi. fai finta di scrivere. non alzare lo sguardo. nemmeno per far finta di pensare.
ti sta osservando. curioso.
scrivi!
SCRIVO!

sorride sghembo, sotto i baffi.
mi piace quando sorride sghembo.. ora lo guardo.
no!
sì..
no! non cedere. respira. respiralo!
sì. cedo..
e lo guardo.
mi sorride.
gli sorrido.
è ambra liquida che mi fissa.
sono terra bruciata che lo fissa.
SFIDA? già persa. torno a scarabocchiare.
risatina sorda e sommessa da parte sua.

bella e selvaggia come un suono di tamburi lontano nella foresta.

L'ho visto, l'ho annusato e assaporato, l'ho udito.

ora voglio toccarlo.
l'unico modo per sapere davvero se non è frutto della mia immaginazione.

ma come? come faccio?
alzati e fai finta di inciampare.
no, stai scherzando? [che gaffe sarebbe]
lo sarebbe comunque.

No. unica soluzione, far cadere la matita dalle sue parti.
la lancio?

la vecchietta mi guarda e sorride..
le sorrido di rimando.
controllore.
biglietti.
la vecchietta impacciata apre il portafogli e riversa un mucchietto di spiccioli dalle nostre parti...
Mi precipito in avanti per aiutarla a raccogliere le monete, che girano per tutta la cabina.

Lo stesso fa lui. vecchietta arguta.
ci scontriamo piano. accucciati sotto i rispettivi sedili
"scusa.." mi dice, dopo avergli rifilato involontariamente una spallata. quasi mi abbraccia per arrestare lo scontro lieve. La voce piena e calda, un pò roca.
"no.. scusami tu. volev... fatto male?".
Dalla scollatura a V del suo maglione caldo dondola un ciondolo di osso legato da una corda di pelle. Lo noto e poi noto il suo collo perfetto e candido.
respiralo... respiralo!
lo respiro sì, respiro...

e lì, minuscola, sulla sua giugulare, una chiave di basso tatuata. mi incanto. perfezione.
"scusami. Tutto okay?"
lui ride. come poco prima.
una risata sommessa e calda, selvaggia ed equina. "Adesso? Tutto okay.."
e poi con voce più bassa e seria, guardandomi dritto negli occhi: "ma è DOPO che mi preoccupa: come sopravviverò?"

Colpita, dritto.. nell'anima.

Torno al mio posto repentinamente. occhi bassi.
due fermate dopo recupera la borsa tracolla e lascia la cabina rivolgendomi il suo sorriso.

scende dal treno. percorre un pezzo poi si gira:
il suo ricciolo davanti all'occhio; oro su oro.

guarda verso di me, ride ancora e va via.
Leggo la stazione.
Ne prendo nota insieme a data e ora sulla molesk.

Poi accendo il mio lettore mp3 e mi sparo Debussy
nei timpani
fino a
farmi male al cuore.