mercoledì 16 febbraio 2011

normale.

sorridi.
diverti.
fai un po' di quella tua solita ironia, su tutto.
chiacchiera, chiedi come va e rispondi bene se ti viene domandato.
[sorridi.]
mostrati spensierata.
dimostra che il peggio è passato.
sorridi.
sorridi.

sabato 12 febbraio 2011


L’arte di perdere non è difficile da imparare;
così tante cose sembrano pervase dall’intenzione
di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta il turbamento
delle chiavi perdute, dell’ora sprecata.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.
Poi, sempre più, pratica lo smarrimento, perdi in fretta:
luoghi, e nomi, e mete verso cui volevi viaggiare.
Nessuna di queste cose causerà disastri.
Ho perduto l’orologio di mia madre.
E guarda! L’ultima, o la penultima, delle mie tre amate case.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.
Ho perso due città proprio graziose.
E, ancor di più, ho perso alcuni dei reami che possedevo, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è stato un disastro.
Ho perso persino te (la voce scherzosa, un gesto che ho amato). 
Questa è la prova. E’ evidente,
l’arte di perdere non è difficile da imparare,
benché possa sembrare un vero (scrivilo!) disastro.

Elisabeth Bishop

mercoledì 22 dicembre 2010

la fame.

sporcami.
imbrattami con i tuoi colori collosi.
così accesi e invadenti.
ho voglia del tuo abbraccio. è la mia sola fede.
ho voglia del tuo odore buono. è l'unica aria che mi tiene in vita.
stringimi così forte da lasciarmi i segni sulla pelle.
toccami e lasciati toccare.
vivi con me e sporcami.
per 100 anni o per un solo giorno.
poi potrò andarmene senza rimpianto.

martedì 23 novembre 2010

pensieri egocentrici

open mind for a different view.
non riesco a discostarmi da questo modo che ho di vedere sentire ed esprimermi. 
la traccia che lascio con la biro sul foglio è una linea curva geometricamente perfetta: un semplice susseguirsi di punti. non una sbavatura d'inchiostro, mai uno scarabocchio involontario.
è tanto priva di personalità da sembrarmi completamente non mia, quando poi la scorro sotto gli occhi, curva dopo curva, angolo dopo angolo. mi rivedo, fuori da me, come un ricordo lontano della persona che forse sono. e mi confondo con una sconosciuta qualunque, così generica, così impersonale.

mi fa schifo l'idea di essere così. di non avere neanche l'esclusiva su me stessa.
generica. mi fa schifo. 
pensieri egocentrici.
mi vedo e non riesco a riconoscermi.
come sono fatta? come mi vede tutto il mio mondo?
c'è del macabro.
ed è proprio quando ho un minimo di consapevolezza, quando mi avvicino allo specchio e mi guardo dentro.. so con assoluta certezza che non vorrei essere così.
vorrei essere altro, ma non così come sono. che io in primis non sarei affascinata da quel riflesso che ho della coscienza di me.

devo iniziare a fotografare il lato sgradevole delle cose.
non a fotografare cose brutte. ma a cogliere il lato mostruoso di ciò che vedo.
l'obbiettivo è questo.
basta col rivelare ciò che è già certo. la bellezza.
devo scovare la bruttezza. e metterla in risalto. 
se sono capace di farlo su di me, guardandomi allo specchio, deve riuscire a farlo con tutto il resto.