venerdì 20 marzo 2009

di SOPRAVVIVENZA, ABBAGLI e STRUMENTI MUSICALI

E' sensazionale scoprire quanto appariamo esseri sociali.
Ed è spaventoso rendersi conto che in fondo siamo animali.


Perché se si partisse dal concetto bello e chiaro
che siamo animali,
[SOLITARI per giunta]
che abbiamo istinti
e che questi, nella maggiorparte dei casi, prevalgono sui meccanismi sociali,
allora uno si mette l'animo in pace e tace la questione.
allora uno riesce a darsi una spiegazione,
conscio che gli altri agiscono secondo una scala precisa di valori, di bisogni da soddisfare.
e invece no.
Abbiamo questa cosa che ci batte insieme al cuore. e che noi chiamiamo anima.
Abbiamo un'anima MA siamo animali.
Abbiamo la capacità di sviluppare una personalità: un mix elaborato di predisposizioni genetiche, qualità e quantità delle pulsioni ed educazione comportamentale trasmessa/subìta.
e siamo tutti diversi.
[b e l l a s t o r i a.
la biodiversità e la psicodiversità.]
Tutti diversi e consapevoli comunque di essere animali SOLITARI.
di avere un certo grado di egoismo, succo concentrato dell'istinto di sopravvivenza.

Eppure.
ci costringiamo a vivere in comunità, in più gruppi diversi e contemporaneamente.
perché soli non vogliamo starci.
e diventiamo egoisti perché l'egoismo per esistere ha bisogno degli altri.

il gene dell'ipocrisia è in ognuno di noi.


nel mio caso specifico possiedo anche quello della codardìa.
espressione genotipica. non fenotipica.
e fondamentalmente mi costringo a vivere in gruppi.
ma per una cosa che va ben oltre il sentirmi realizzata,
o migliore di altri,
avere il potere,
o essere la più bella,
la più intelligente
o avere la supremazia.
mi costringo a vivere in gruppi diversi perché sono alla disperata ricerca di un gemello.
perché in realtà sento di essere stata strappata dall'utero che mi ha concepita e gettata sulla terra umida prima ancora che mi si formasse la pelle.
Ed ho una memoria sensoriale
che mi dice che quell'utero io lo condividevo con altre anime.
Quante fossero non so. non sapevo ancora contare.
ma credo abbiano subito la mia stessa sorte, a meno che io non fossi un cancro da eliminare per salvare il resto.

Forse questo è l'istinto di sopravvivenza per come lo concepisco io.

e che non è l'istinto di evitare la morte.
non ho paura della morte. non ho paura nemmeno di come morirò.
non è quel tipo di dolore che mi terrorizza. il dolore fisico..
siamo animali, esseri viventi. il dolore è l'unica sensazione che ci fa capire di essere vivi, quella cosa che mette alla prova tutti i nostri sensi, attiva le sinapsi e muove le nostre cellule, costantemente impegnate a ritrovare un equilibrio nel caos.
no. non è una sopravvivenza fisica quella che mi spinge a cercare.
ché per il gene della codardìa preferirei di gran lunga essere morta tempo fa,
quando ero piccola e nuda.


ma giacché vivo e non posso farne a meno,
poichè è sempre il gene della codardìa che decide
(e in teoria io, perchè il gene è parte di me)
ché di scelte non ne ho, sia per la vita che per la non-vita
(codardìa ancora e ancora e ancora..
più sensi di colpa a gogo)

giacché (SOPRA[v])vivo senza scelta ma per inerzia
(e non c'entra nulla con l'istinto di sopravvivenza,
che si traduce in lotta per la vita.)

giacché... allora cerco.
dentro di me. e fuori.
e trovo. a volte.
(come mi ha fatto riflettere stamane la Lunga).
ABBAGLI. più che altro.
spiriti che mi inondano con tutta la loro luce e il loro calore avvolgente.
e in quella luce mi sembra di vedere meglio.
e in quel calore mi sembra di riequilibrare la mia temperatura corporea..
quella luce mi passa attraverso ed io come un prisma la frammento di nuovo nei colori dell'arcobaleno, come facevo da piccola;
prima di diventare trasparente.

e trasparente
(troppe volte ne ho parlato da dicembra a questa parte)
lo sono diventata per gli abbagli che ho preso..
il sole mi ha scottato e mi ha tolto i colori.
mi ha fatto evaporare..
in genere il meccanismo è sempre uguale.
che idiota, ormai dovrei riconoscerlo no?
[NO]
la luce mi abbaglia, il calore mi avvolge.
la luce se ne va, ma per un po' mi rimane ancora addosso il tepore.

per un attimo la mia vista si altera, non vedo più i colori,
filtro la realtà sotto la pelle d'oca che mi fa drizzare i peli per il gelo lieve che si diffonde su di me.

e poi per un attimo il buio.. e il gelo passa dalla pelle al cuore.

cecità.
battito rallentato e debole.

e poi a passi lenti, contando i secondi come fossero ore.. emergo dall'oblio della delusione.
ché non poteva esserci tutta quella luce in una volta sola, no stupida?
non era vera.
e che quel calore lo producevo io per me stessa, con i battiti accelerati, e il sangue in tumulto.

a passi lenti. quasi in completo silenzio.
e poi BUM. eccolo.
il miocardio nell'ennesimo sforzo di riprendersi.
perché per quel che è stato, per quanto splendente anche se ora annebbiato, deve esistere qualcosa.
qualcosa che se perfetto corrisponde a quella gioia.
Che sia un tramonto. un'alba. o il mezzogiorno di una luna piena...
devo CREDERE che può esistere.
altrimenti cado.
altrimenti mi viene da pensare che quello che cerco esiste solo nella finzione.
e non può essere così.

e allora. senza pretese.
per come si è.
con gradi di intensità regolabili.
ed istintivi.

io trovo. senza aver cercato.
trovo e mi faccio trovare senza volontà di farlo stavolta.
trovo, alla cieca.
trovo nel crepuscolo e non nell'abbaglio del sole di mezzogiorno.
trovo qualcuno come me, il gemello.
anche lui scaraventato a terra, nudo, via da quell'utero genitore che lo rigettava come fosse un intruso.

trovo occhi volontariamente inespressivi che celano enigmi complessi che celano a loro volta semplicità assoluta e invisibile.
tutta la complessità della fisiologia, della chimica e dell'anatomia che si traduce nella semplicità della vita.
trovo una voce bellissima. la sento, nei silenzi del pensiero.
negli occhi che GUARDANO. attenti ai particolari. alle cose invisibili.
alle cose che non si VEDONO.

trovo chi come me ha paura di amare, ma lo fa comunque e forse anche involontariamente, dando di più.
Un di più non in quantità; ma in qualità, in materia e in forme che non pensavo di conoscere ma che sono mie, anche.

trovo qualcuno che mi viene voglia, che sento la necessità di stringere forte al cuore.
e se avessi una zip cucita sulla pelle la aprirei per farcelo entrare e tenermelo stretto.
così, per avere la sensazione di tenerlo appiccicato all'anima.
come quando Peter Pan ritrova la sua ombra e Wendy gliela ricuce.
tenerlo con me. per tornare insieme a quello che si era in origine.
[omozigote]
e quella mancanza che provo ora, nonostante sento di aver trovato.
è disarmante.

così tanto che mi arrendo.
e nonostante abbia costantemente nelle orecchie quella voce bellissima,
quando riapro gli occhi e mi guardo le mani penso che ce l'avevo lì, sul palmo, sulla punta delle dita. tutte e dieci.
quando avevo il privilegio di suonare quest'anima trovata.

continua a farti suonare; dal mondo.
che sei uno strumento senza bisogno di accordatura tu.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

beh sul fatto che siamo uomini ma animali con me trovi terreno fertile visto che da sempre ritengo che gli uomini siano più animali degli animali stessi. apparte questo.. la mia non era una merafora, io lo schianto nella porta ce l'ho battuto davvero, hai presente quando leggi al sole e dopo se torni in una stanza buia vedi tutto colorato? ecco, quello è stato. però se vogliamo tornare sulla metafora... devi sapere che quando si prende un abbaglio basta strofinarsi forte gli occhi e dopo un pò la vista torna quella di prima!

mIsi@Mistriani ha detto...

c'è chi ha il dono di essere così,senza aver bisogno di accordatura.suona,sempre in perfetta armonia col resto,e si lascia suonare e ascoltare,con estremo incanto.
c'è chi.
c'è anche chi abbaglia.chi ha una luce propria talmente forte,che lascia senza fiato.abbaglia,riscalda..e nutre.ridà vita,quando sembra non esserci che sopravvivenza.
c'è chi.

c'è chi non eccelle in niente,non abbaglia,non emerge.senza pretese,è.cerca,il gemello[o i gemelli].a volte ne trova uno.a volte ne perde uno.in genere quelli che restano,che sono gemelli,dentro,fin dentro,nel profondo,sono pochi[uno ogni TROPPO].e fra una perdita e una nuova scoperta spesso si passa per la disillusione,la rassegnazione,la sfiducia.
ma quando se ne incrocia uno,che sembra poter essere lui[il gemello.o almeno uno di loro]lo si riconosce.e tutto crolla.disillusione,sfiducia e rassegnazione si ammucchiano in un angolino di quel muro che si erige per difendersi dal mondo bastardo che tanto ferisce le anime[maledette anime fragili che per vivere nel sociale si compromettono,e sanguinano.di continuo.ma di un sangue TRASPARENTE,che le altre anime non vedono.o semplicemente ignorano]e lasciano che il resto del muro crolli.altro che calce e mattoni.
crederci non perchè bisogna,per sopravvivere.per non cadere.
crederci perchè nn puo' essere così.non puo' essere che "quello che cerchiamo esiste solo nella finzione"{e lo sai bene che queste sono parole anche mie.pensieri anche miei.che si ripetono ad libitum..dubbi.perchè a volte sembra davvero così.sembra davvero che quello che si cerca sia talmente raro,impossibile quasi,da trovare..che quando ci sembrava di averlo trovato poi è svanito.nel nulla.e allora forse è davvero solo nella finzione che esiste???NO.tu sei finta??NO.tu lo sai,che NO.almeno non sempre.ipocrisia e codardia e istinto alla sopravvivenza a parte,tu quella che sei,e che sai solo TU di ESSERE,sei.e quindi sì,dev'esserci da qualche parte qualche gemello}e il gemello.o i gemelli, stanno cercando,come te.probabilmente.perchè non si tratta di un cancro da eliminare per salvare il resto.il gemello sta cercando.a volte si ferma,e erige muri,forse,proprio come te.ma poi riparte.e andando in diverse direzioni,anzichè in una sola;prendendo abbagli;riacquistando la vista per vedere meglio...forse alla fine ci si troverà dentro un grande incrocio di vie,illuminate.e saremo tutti gemelli.diversi,ma figli di quell'utero,che ci ha buttata su una terra umida di diversità insostenibile[per un'anima fragile].forse ci si puo' trovare e [RI]trovare{anche nel troppo}.

io non so che dirti,perchè sono sfiduciata,e triste,e.
e pero' alterno tutto a dosi di utopismo bestiale,che mi spinge avanti[e non di rado mi spinge verso di te.e un perchè ci sarà]

io i miei gemelli li cerco,da anni,ormai.
e accanto a me non ne è rimasto neanche uno,di quelli che avevo trovato.
[posso continuare a sperare?
non posso continuare...
continuero']

ti voglio bene,
dal profondo di un cuore,che sta lontano,e non pretende di entrare in quella zip,ma si sente comunque tanto vicino..
ti abbraccio

Lorenzo ha detto...

ooooooooooooooooooooohhhhhhhhhh
cavoliiiiiiiiiiiiiiiiii

vorrei essere un bonobo.