domenica 23 novembre 2008

Ma che freddo fa...

Trascorro la domenica pomeriggio a guardare il cielo mUteVolE d'autunno.. dal mattino alla sera, seguendo le nuvole, mosse dalla magia di un leggero vento che da quaggiù non percepisco; il loro percorso, nell'aria limpida e gelidamente celeste, tenendomi stretta nel golf di mia mamma.
L'odore del caffè riempie la cucina ed il vapore si condensa sul vetro freddo della porta. Mi piace vivere questi momenti che si ripetono quotidianamente. Le sensazioni che questi attimi ripetuti giorno dopo giorno scatenano nel mio stomaco mi fanno vibrare cuore e mente.
Oltre la finestra appannata intravedo il giardino, come fosse immerso in una nebbia che posso spazzare via con un gesto della mano: l'erba tagliata a filo e la palla con cui giocava il cane l'altra mattina sempre nello stesso punto, sotto l'albero. Le foglie quasi gialle, buona parte che riposano sul terreno.
Un sospiro.

L'autunno è la mia stagione.
Ha tutti i colori che amo, ha il clima che preferisco; è variabile e struggentemente romantico. La Terra sembra esprimere i suoi sentimenti: la sua malinconia nel lento arrendersi e lasciarsi cadere delle foglie, la sua tristezza nel cielo plumbeo del crepuscolo ed il suo sfogo finale nelle lacrime della pioggia. Poi diventa frivola e pian piano spensierata mentre le sue nuvole svaniscono e torna il sole, il vento lieve che le sposta, come la canzone che continua a suonarmi in testa fa con l'incertezza e i cattivi pensieri.

Solo in autunno percepisco il tempo che passa e mentre tutto muore e si addormenta io mi risveglio.

La sera arriva che sono le cinque.

I libri e gli appunti rimangono sul tavolo mentre io S C i V O L O lentamente sul pavimento della mia camera.. il tempo corre troppo in fretta e sento di perdere l'occasione per fare ciò che voglio in ogni istante. Così lascio lì quello che devo fare.. per le cose programmate c'è sempre tempo.
L'ispirazione invece è frivola e sfuggente.
Forse proprio perché non vuole essere colta, oppure l'esatto contrario. Quell'ormai comune formicolio alle dita forse è un suo sussurro, un incitamento a smuovermi.

Scivolo sul pavimento e mi chiudo nella penombra della mia stanza: una coperta per terra per non sentire il gelo delle mattonelle. Scarabocchio i miei pensieri, che altrimenti, lo so, andranno perduti.
Non conosco la poesia.
Non conosco l'arte.
Non conosco le regole per creare qualcosa di veramente bello..
non perché mi importi che il risultato finale lo sia; semplicemente perché la bellezza è un magnete per l'attenzione, è capace di coinvolgere.. credo che sia più facile comunicare attraverso essa.
Non so trasmettere, non so commuovere con frasi che rivelano con straordinaria soggettività le verità del cuore.
Non so cogliere con uno scatto un dettaglio significante del mondo.
L'emozione pura.
Eppure tento sempre di esprimermi.
Evolvendomi pacatamente.
Frustrandomi anche..
perché non raggiungo mai quella bellezza significativa, genuina e sostanziale.
Né quella che mi appartiene totalmente e che mi è necessaria per essere capita.
Ho sempre sentito il viscerale bisogno di essere compresa fino in fondo. Il fatto di non riuscire a trasmettere mi crea insoddisfazione ed un tremendo senso di solitudine. Per me, che mi sforzo di vedere il mondo tramite gli occhi di chi mi vive intorno, sapere che chi mi è vicino non tenta di fare altrettanto, non riesce a parlare la mia stessa lingua e a capire i miei pensieri, mi fa sentire come l'autunno: sempre in decadenza e sereno variabile da un momento all'altro. Ma l'autunno manifesta la sua variabilità; io invece ce l'ho dentro in un perpetuo moto circolare uniforme. Rimango nel mio limbo a dondolarmi, fissandomi da una decina di metri di distanza e vedendomi immersa in una scenografia di cartone acquerellato che lentamente viene ridotto in una poltiglia grigia dalla pioggia o si incendia di colpo, diventando un gomitolo di carta annerita e deformata dal fuoco.
Anche se in vero sono io stessa a rendere inaccessibile il mio limbo. Sono io ad essere prevenuta nei confronti degli 'estranei'.. Ho perennemente in corpo la sensazione che nessuno potrà mai comprendere come mi sento.
Da dieci anni a questa parte.
Incompleta.
Insoddisfatta.
Insicura.
Incompetente.
Immeritevole.
TERRORIZZATA.
Imparo molto da chi mi circonda. Sono una brava osservatrice, avida di stimoli e idee.
In genere poi rimango sempre delusa, in un modo o nell'altro, e quello che cerco di fare è di mettere ordine nel mio stomaco, alle mie emozioni, ai miei pensieri.
E 'mettendomi a posto' cerco di sopperire alla mancanza di un animo in grado di camminare sul mio stesso sentiero e di sentire gli stessi odori che percepisco io, diventando io stessa il mio punto fermo.
Interpreto il ruolo di me stessa che mi comprende a fondo in un girotondo infinito e stancante.
Solo perché mi serve un punto nel quale tornare quando mi perdo, una carta che mi dica torna al VIA saltando la prigione.



Forse solo chi sa leggere nell'autunno saprà capire anche me.
Nella mia semplicità totalmente scontata e banale.

3 commenti:

digito ergo sum ha detto...

per quel poco che conta la mia opiGnone, questo post è un capolavoro.

e te una bella persona, che c'ha solo da iNparare che le persone in gamba, quelle con qualcosa in più, quella cosa che non si spiega ma che tende all'oltre, ci avranno sempre da tribulare con se stesse.

mi dico sempre ch'è meglio così, piuttosto che rimanere iNbambolati a guardare il proprio mondo, convinti che tutto vadI bene.

ora, se me lo consenti, prima di andare, ti abbraccio.

Cristian ha detto...

Concordo, perdersi in una giornata d'autunno, magari verso il tramonto quando il grigio del cielo sfuma sull'arancione carico e tu lo vedi da una finestra, appoggiato ad un termosifone...

Mi mancano queste cose.
Non sono ispirato come te, non scrivo le mie sensazioni, do molto più peso al reale, alla logica.

Sono sempre stato così.
Ha i suoi vantaggi.

Ma invidio tantissimo chi, come te, riesce ad esprimere quello che di logico e di concreto non ha nulla.

Continua la tua ricerca, continua a mettere ordine, ma sappi che è nel disordine, nell'insicurezza, che si trovano gli stimoli per mettersi continuamente in gioco.

Ma|Be ha detto...

@DGT: la tua opiGnone lo sai... vale. Per quel poco che ti conosco, seppppoi ti conosco..
e, anche se sembrerà una frase alla Pina Fantozzi, io ti stimo moltissssimo..
grazie del tuo semprepresente parere.
E l'abbraccio me lo prendo tutto con un sorriso da occhio a occhio.

@Cristian: ti conosco.. so che sei uno che con la logica ci va a braccetto.. so anche che sei un amico caro. E per questo ringrazio qualsiasi cosa ci sia sopra di noi per averti messo sul mio sentiero.
E non è vero che sei solo realista... perché mio caro, hai una gran dose di romanticismo.
E poi, vedere le cose come sono, senza filtri che trascendono dal reale come fai tu, ti rende vicino alla semplicità. e sta nella semplicità è il segreto.